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Dentro il cervello di chi soffre il solletico

Tutti abbiamo fatto, almeno una volta nella vita, esperienza del solletico e di quello che è il suo effetto più comune: la risata. Ma cosa c’è dietro questa singolare reazione? La scienza moderna ci offre alcuni spunti su come il cervello elabora lo stimolo del solletico e ne fa scaturire la risata. Scopriamoli insieme!

Fin da piccoli, sappiamo quanto per la maggior parte di noi sia difficile resistere al solletico senza scoppiare a ridere. Un gruppo di studiosi ha reso pubblici i risultati di una ricerca (Wattendorf et al., 2019) in cui 31 volontari hanno accettato di subire il solletico mentre una macchina per la risonanza magnetica funzionale (fMRI) ne registrava l’attività cerebrale.

Questo team non è nuovo ad esperimenti di questo tipo, avendo già negli anni passati prodotto altri articoli interessanti sull’argomento. La novità di quello di cui parliamo oggi è che, per la prima volta, è stato possibile confrontare l’attività neurale durante il solletico con quella durante la fase subito precedente, di anticipazione.

In sostanza, oltre a monitorare le funzioni neurali dei soggetti sottoposti al solletico, l’analisi ha tenuto conto anche di ciò che accade nel cervello durante i momenti di attesa che precedono il solletico, che le persone in esame sapevano sarebbe stato fatto entro un tempo variabile fra 1 e 5 secondi dopo un apposito segnale visivo. In questo modo, è stato possibile osservare alcune differenze nell’attività di specifiche aree cerebrali.

Durante la fase di anticipazione, ad attivarsi sono alcune specifiche aree, come l’insula anteriore e l’ipotalamo laterale. L’insula anteriore è coinvolta nella percezione di sensazioni fisiche e nell’espressione di reazioni emotive, mentre l’ipotalamo laterale ha un ruolo nella capacità di attribuire un valore emotivo a un determinato stimolo. Questo vale non solo per il solletico, ma anche ad esempio per il dolore. Inoltre, durante questa fase si attivano i neuroni che compongono il nucleus accumbens e quelli dell’area tegmentale ventrale. Entrambe queste aree sono coinvolte nei processi legati al piacere e alla gratificazione.

Cosa succede, invece, quando si viene effettivamente solleticati? In questo caso, nel cervello si attivano, oltre all’ipotalamo laterale e all’insula anteriore, anche altre aree, come l’amigdala e i gangli della base. L’amigdala è implicata nella produzione delle emozioni e nei processi di apprendimento, mentre ipotalamo laterale e gangli della base hanno un ruolo nella regolazione delle emozioni e del comportamento. Insieme, queste regioni formano una rete neurale che si attiva in special modo quando al solletico fanno seguito le risate.

Ma perché si ride? Sebbene una risposta esaustiva sia ancora lontana dall’essere data, questo studio ci offre degli spunti curiosi. La risata è una forma di vocalizzazione emotiva spontanea che origina da regioni sottocorticali dell’encefalo. In altre parole, il suo inizio è al di fuori del nostro controllo cosciente: ricordiamo infatti anche per chi non lo sapesse che perché uno stimolo diventi cosciente esso deve arrivare alla parte più superficiale del cervello, la corteccia. Tra le regioni responsabili della risata abbiamo il grigio periacqueduttale (PAG), il quale è fortemente interconnesso con l’ipotalamo laterale, che come abbiamo visto fa parte del sistema emotivo. Si è visto che nei ratti l’ipotalamo laterale è coinvolto nella produzione di vocalizzazioni associate con l’espressione di emozioni positive, come quelle che si hanno durante il gioco. Negli esseri umani, l’ipotalamo laterale viene attivato in processi legati all’umorismo e, appunto, al solletico.

Durante la fase anticipatoria, la respirazione viene regolata dal cervello in modo impercettibile, proprio in vista della risata. Inoltre, durante questo lasso di tempo, si attiva l’insula anteriore, che oltre a quanto già detto è implicata nelle strategie di avvicinamento e di evitamento, anche note come reazioni di attacco-fuga (fight-or-flight in inglese). Questo schema di attivazione è lo stesso che si ha in presenza di stimoli dolorosi. In base ai risultati di questo esperimento, sembrerebbe che una maggiore attività dell’insula anteriore durante la fase di anticipazione allo stimolo sia direttamente collegata a una maggiore inclinazione al riso, cioè a una maggiore suscettibilità al solletico.

L’attivazione dell’amigdala, coinvolta nelle risposte emotive e nei processi di apprendimento, implica la possibilità di dare un’interpretazione emotiva agli stimoli esterni. Ciò suggerisce che se qualcuno ci fa il solletico e noi ridiamo, la volta dopo potremmo essere più propensi a ridere e a provare in generale emozioni positive, poiché nel nostro cervello il solletico è stato in precedenza associato a stati d’animo piacevoli che sono tipici della risata. Quest’ultima considerazione è in accordo con la teoria sulle emozioni di James e Lange, che definiscono l’emozione come la percezione di modificazioni fisiologiche in seguito a un dato evento, e secondo i quali sarebbe vero l’assunto per cui non si ride perché si è felici, ma si è felici perché si ride.